C’è un soldato, un terrorista in avanscoperta…
Ma il paesaggio da esplorare e forse da sabotare è già in rovina. Piranesi e le sue incisioni.
I segni che si presentano sono geroglifici… da decifrare… spettri necrotici d’Egitto.
Ma le rovine sono forme e la forma non può che essere quella piramidale. O meglio: la dissoluzione della forma, di cui la figura della piramide incarna la topologia. Ciò che non si può decostruire, poiché anche dopo il crollo, la forma è la stessa: il cumulo, il tumulo. Fisso per l’eternità, irremovibile.
Come sovvertire allora? Dove ritrovare la terra? In quale pozzo ri-divenire ‘spazio’?
Restituirsi qualche vera solitudine; come una differenza da ciò che si è: quadri militari, addestrati. Mentre i fantasmi non cessano di sopraggiungere; per confonderci o confortarci: mummie, ninfe, coleotteri del meriggio che almanaccano l’ora più pneumatica dello zenith solare; l’alto deserto della Natura.
I ruderi rivelano l’archeologia di questo zenith, come macchine d’immortalità, tombe in cui i segni di ciò che è stato sono tracce in cui il vivente porta in sé il morto, senza che ciò che è morto abbia smesso di essere morto e senza che ciò che è vivo abbia smesso di essere in vita. Un significato defunto in un significante vivente.
I segni sono arbitrio, valigie vuote, attraverso il quale lo Spirito esala diafano in superficie; eppure quest’‘emergenza’, questo bassorilievo dal nulla è anche il soffio visivo di un’inumazione; si vede e si ascolta in una lontananza; opaco e traslucido ad un tempo.
È la materialità delle immagini che vieta il ritorno dell’Idea, dello Spirito alla presenza di sé. L’unica possibile teoria dell’immaginazione è allora una prassi di sabotaggio: impossibile ma necessaria.
L’epigrafe incisa è quella di un’alterità; nelle pietre, negli alberi, nell’aria.
Aprire il varco è soggiornare nella terra oltre ogni possibilità… il deserto come estasi di forme. Un’apnea della storia.
Il terrorista può solo adorare le rovine come gli antichi s’inginocchiavano in adorazione del sole.
There is a soldier, a terrorist sent on ahead…
But the landscape to explore and maybe to sabotage, is already a waste land. Piranesi and his engravings.
Arising signs are hieroglyphics… to be deciphered… necrotic wraiths of Egypt. But the ruins are forms and the form can only be that pyramidal one. Or rather: the dissolution of the form, of which the figure of the pyramid embodies the lattice. What cannot be deconstructed, since even after the collapse, the form is the same: the heap, the mound. Fixed for eternity, adamant.
How to subvert then? Where to find the earth? In which well to re-become ‘space’?
Be reimbursed for some real loneliness; as a difference from what one is: military cadres, trained. While the ghosts still coming; to confuse or comfort us: mummies, nymphs, midday beetles that almanac the most pneumatic hour of the solar zenith; the high desert of Nature.
The wreckages reveal the archeology of this zenith, as machines of immortality, tombs in which the signs, of what has been, are traces in which the living carries the dead within itself, without what is dead has stopped being dead and what is alive has stopped being alive.
A dead meaning in a living signifier.
Signs are arbitrary, empty suitcases, through which the Spirit exhales diaphanously on the surface; yet this ‘emergence’, this bas-relief out of nowhere is also the visual breath of a burial; it sees and hears itself in a distance; opaque and translucent at the same time.
That’s the materiality of the images that prohibits the return of the Idea, of the Spirit, in the presence of itself. The only possible theory of the imagination is then a practice of sabotage: impossible but necessary. The inscription engraved is the one of an alterity; in the stones, in the trees, in the air.
To open a gap is to dwell on the earth beyond all possibilities… the desert as ecstasy of forms. An apnea of history.
The terrorist can only adore the ruins as the ancients knelt in adoration of the sun.
Full Cast
Ludione Productions 2022
Acting – Bianca Cavallotti.
Screenplay – Riccardo Vaia, Cristina Pizzamiglio, Simone Bianco.
Cinematography and Composing – riccardo vaia/cristina pizzamiglio.
Editing – riccardo vaia/cristina pizzamiglio.
Music and Sound Design – Endimione.
Full Tech Specs
4K2D
Color, Sound
Runtime: 24’44”
Aspect Ratio: 2,66:1
Camera and Lenses – BMPCC4K, Kowa 16H Anamorphic
Codex – BlackMagic RAW (2.8K)
Cinematography Process – BlackMagic RAW (2.8K)
Anamorphic Source (Kowa Anamorphic Aperture x2)
Da Vinci Resolve 18 Finishing System – HDR Wide Gamut
23.976 fps original timeline
Printed Film Format – D-Cinema